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Il “punctum”

Nel suo famoso saggio “La camera chiara” Roland Barthes afferma:

“Non sono io che vado in cerca di lui ma è lui che, partendo dalla scena, come una freccia, mi trafigge. Io sono attratto da un “particolare”. Io sento che la sua sola presenza modifica la mia lettura, che quella che sto guardando è una nuova foto, contrassegnata ai miei occhi da un valore superiore. Questo particolare è il punctum (ciò che mi punge). Per quanto folgorante sia, il punctum ha, più o meno virtualmente, una forza di espansione. “

“Così il particolare che mi interessa non è, o per lo meno non è rigorosamente, intenzionale, e probabilmente bisogna che non lo sia; esso si trova nel campo della cosa fotografata come un supplemento che è al tempo stesso inevitabile, non voluto; esso non attesta obbligatoriamente l’arte del fotografo; dice solamente che il fotografo era là,oppure, più poveramente ancora, che non poteva non fotografare al contempo l’oggetto parziale e l’oggetto totale. La veggenza del fotografo non consiste tanto nel “vedere” quanto piuttosto nel trovarsi là.”dsc_1828