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Il controluce

 

Qui non ci sono particolari accorgimenti tecnici. La macchina fotografica fa tutto da sola, scurisce i soggetti in primo piano a causa della luce dei sole e dei riflessi sull’acqua. La scelta voluta del controluce assolve a due funzioni: una di carattere pratico, rendere irriconoscibili i bambini in modo da poter pubblicare la foto senza liberatorie; l’altra di carattere estetico, per mantenere il focus sul contenuto dinamico della scena, senza distogliere l’attenzione con i dettagli delle persone, che attraggono prioritariamente l’occhio umano.

Armonie e simmetrie

Un momento magico da cogliere al volo, dove le forme si sono involontariamente combinate creando un’armonia di linee e di colori che di lì a pochi secondi si sarebbe dissolta.

Quando il colore la fa da padrone…

Talvolta il ruolo di protagonista nell’immagine viene lasciato al colore. Il contrasto cromatico fra colori caldi e colori freddi, la distribuzione delle masse colorate all’interno dell’immagine sono, nell’intenzione dell’autore, gli elementi qualificanti per costruire l’immagine. Che non ha, sempre per l’autore, alcuna ambizione descrittiva.

 

Incorniciare

Una paziente attesa, per incorniciare il viso della cantante con la forma del sax. Il musicista, volutamente sfocato, contestualizza il soggetto all’interno di una performance Live.

 

Arte e fotografia

Untitled c.1950-2 Mark Rothko 1903-1970 Presented by the Mark Rothko Foundation 1986 http://www.tate.org.uk/art/work/T04148

 

Talvolta un soggetto ci offre dei richiami a opere d’arte o allo stile di un artista che ci piace particolarmente. E con il nostro scatto proviamo rispettosamente a “fargli il verso”. Io sono appassionato dell’arte informale americana (detta anche espressionismo astratto) che si sviluppa nel dopoguerra. E uno dei miei artisti preferiti è Mark Rothko. Questo è un tentativo di richiamarsi alla sua arte.

Ritratto outdoor con luce artificiale

La realtà urbana offre spesso spunti di illuminazione artificiale molto interessanti per la fotografia di ritratto. Sia per il tipo di illuminazione che genera sul soggetto, talvolta simile a quella utilizzata in studio, sia per le dominanti cromatiche che creano atmosfere particolari. Gli scatti di questo articolo sono stati eseguiti in piazza Gae Aulenti a Milano.

 

La luce giusta

Una delle migliori situazioni di luce per creare foto di atmosfera è quel momento della giornata in cui c’è ancora un residuo di luce naturale, che rende il cielo molto saturo, ed è già presente l’illuminazione artificiale. questo consente di mischiare luci calde e luci fredde, ottenendo un piacevole effetto visivo. L’obiettivo della foto in questo caso non è ovviamente descrittivo. La maggior parte dei particolari è occultata alla vista. Da un punto di vista compositivo la grande massa blu del cielo a sinistra è controbilanciata dalla luce più luminosa della finestra sulla destra.

 

Dialoghi di linee e colori

 

 

dsc_2507r

 

Sia le linee sia i colori possono intavolare un dialogo davanti agli occhi dell’osservatore. Nell’ora del tramonto le tinte fredde si congedano all’arrivo sereno delle tinte calde, creando contemporaneamente un contrasto e un’armonia. Al contempo linee orizzontali, verticali e diagonali si incrociano, si alternano e si contendono l’attenzione dello spettatore.

Tutto questo ovviamente non esiste nella realtà. Ma solo nella mente di chi desidera vederla così.

Un quadro dipinto dalla natura.

Qualche volta la natura e l’ambiente ci propongono scenari che appaiono come dei quadri, senza alcun bisogno di essere ritoccati. Ma questo non significa necessariamente alla fortuna. Può anche voler dire aspettare con pazienza una giusta combinazione, nella quale la qualità della luce, la sua intensità, il gioco delle ombre e delle geometrie, l’assenza di elementi di disturbo generano l’equilibrio voluto. Magari restando un’oretta al freddo, ben coperti.dsc_2640

Il “punctum”

Nel suo famoso saggio “La camera chiara” Roland Barthes afferma:

“Non sono io che vado in cerca di lui ma è lui che, partendo dalla scena, come una freccia, mi trafigge. Io sono attratto da un “particolare”. Io sento che la sua sola presenza modifica la mia lettura, che quella che sto guardando è una nuova foto, contrassegnata ai miei occhi da un valore superiore. Questo particolare è il punctum (ciò che mi punge). Per quanto folgorante sia, il punctum ha, più o meno virtualmente, una forza di espansione. “

“Così il particolare che mi interessa non è, o per lo meno non è rigorosamente, intenzionale, e probabilmente bisogna che non lo sia; esso si trova nel campo della cosa fotografata come un supplemento che è al tempo stesso inevitabile, non voluto; esso non attesta obbligatoriamente l’arte del fotografo; dice solamente che il fotografo era là,oppure, più poveramente ancora, che non poteva non fotografare al contempo l’oggetto parziale e l’oggetto totale. La veggenza del fotografo non consiste tanto nel “vedere” quanto piuttosto nel trovarsi là.”dsc_1828